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Mercoledì, 17 Settembre 2014 00:00

L’intervento americano e la Società delle Nazioni

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L'entrata in guerra degli Stati Uniti nel 1917 segna un evento capitale non solo per le sorti della guerra, ma per tutto il XX secolo. Una nuova potenza, per la prima volta extraeuropea, avrebbe infatti dettato i destini del mondo, una volta raggiunta la pace.

 

La Grande Guerra è conosciuta per il numero sino ad allora inaudito di potenze coinvolte durante i conflitti, tanto che venne definita “mondiale”; in particolare, uno dei belligeranti contribuì più di tutti al conferimento di questo appellativo: gli Stati Uniti d’America. Questa potenza, però, non entra subito nei combattimenti: con lo scoppio delle ostilità in Europa, infatti, il presidente Wilson dichiara la neutralità assoluta, seguendo le pressioni politiche di una parte della popolazione americana, e si concentra sulla politica interna, non prendendo dunque impegni duraturi con l’Europa.

Le ragioni dell'entrata in guerra degli Stati Uniti

Tre fattori obbligano però gli Stati Uniti a cambiare linea politica: in primo luogo, l’opinione pubblica è solidale con Gran Bretagna e Francia, mentre cresce l’indignazione contro la Germania. Sussistono inoltre dei forti legami economici tra alleati e America, in quanto quest’ultima era la loro principale fornitrice di armi. Infine, nel febbraio 1915 scoppia la guerra sottomarina tedesca, volta a bloccare il flusso di merci tra Inghilterra, che aveva la preponderanza sui mari, e Stati Uniti. Questa guerra provoca molte vittime nella popolazione civile, ad esempio a bordo della Lusitania, e provoca l'indignazione del popolo americano.

Tra il 1914 ed il 1916 si riscontra un aumento dell’esportazione da parte di Gran Bretagna e Francia, accompagnato però da ingenti difficoltà finanziarie in entrambi gli stati; questa crisi porta alla creazione di un piano di prestiti di cui gli Stati Uniti sono il maggiore creditore del mondo. Il 6 aprile 1917, a seguito di una serie di attacchi, gli Stati Uniti dichiarano guerra alla Germania, intervenendo così direttamente nei combattimenti. Il loro fine è rendere il mondo sicuro per la democrazia e scongiurare altri conflitti.

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L’esercito statunitense cresce sempre di più, formando l’American Expeditionary Force (ovvero un esercito statunitense in Europa, indipendente dalle altre potenze). Vi è un’intensa propaganda, una leva gestita da delle commissioni civili locali, e viene instaurata la censura del dissenso; nascono inoltre nuove associazioni, come il War Industries Board, il Food Administration e il National War Labor Board, le quali permettono una migliore organizzazione del lavoro. Tuttavia, l’intervento degli Americani nella Grande Guerra non fu decisivo, ma portò comunque ad un aumento del numero di effettivi alleati, permettendo lo spostamento delle truppe. L'America fornì un contributo per la vittoria anche in campo finanziario, industriale e diplomatico.

I Trattati di pace

Alla fine dei conflitti, nessuno voleva che la guerra si ripetesse; venne così convocata la Conferenza della Pace, che ebbe luogo a Parigi tra il 18 gennaio e il 29 giugno 1919, indetta allo scopo di debellare le cause della guerra e di risolvere le conseguenze del conflitto tramite la redazione di trattati di pace basati sul diritto. I vinti apparvero solo per ricevere proposte di trattati a cui dovevano rispondere rapidamente, mentre la Russia ne era esclusa in quanto travagliata da una guerra civile. La situazione si complicò con la caduta dell’Impero Austroungarico, i cui frammenti si trovavano nella sfera di influenza dei vincitori, ma a peggiorare la situazione vi era anche il timore che la Germania sfruttasse le marcate divergenze di interessi all’interno della conferenza.

11 - pj-09-02-1919La Conferenza della Pace, annunciata come conferenza dei popoli a causa del cospicuo numero di potenze coinvolte, doveva tener conto di numerosi elementi, tra cui, appunto, lo smembramento anticipato dell’Impero Austroungarico, gli schemi di guerra e le clausole della convenzione per l’armistizio enunciate dal presidente Wilson; essa riunì inizialmente i 27 vincitori, finendo poi con solo 4 nazioni rappresentate: Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti ed Italia, la quale abbandonerà poi il congresso senza aver ottenuto i territori rivendicati. L’economia si impose come disciplina dalla quale dipendono le altre decisioni e venne ribadito il monopolio delle grandi potenze. Tutte le commissioni terminarono i lavori nel marzo del 1919, ma nessuno uscì realmente soddisfatto dalla conferenza. La pace rivendicata dalla Conferenza dei Popoli, inoltre, durerà solo 20 anni, interrotta dallo scoppio della seconda guerra mondiale, a causa delle lacune nella redazione del trattato. Durante la Conferenza della Pace, nel 1919, venne stipulato il Trattato di Versailles, uno dei trattati di pace che pose ufficialmente fine alla prima guerra mondiale.

La Società delle Nazioni

In esso è contenuto il Patto della Società delle Nazioni, che crea l’istituzione omonima. Esso risale al 28 giugno 1919 ed è composto da 26 articoli. A causa della portata della Prima Guerra Mondiale, per quanto riguarda sia il numero delle vittime che quello delle potenze coinvolte, occorreva un accordo che garantisse una pace duratura, ma allo stesso tempo che fosse anche fondato su solide istituzioni. Nasce così, nel 1918, la Società delle Nazioni: si tratta di un’organizzazione mondiale a vocazione universale che aveva come obiettivo quello di superare le conseguenze della guerra, debellarne le cause e mantenere la pace. La società, con sede a Ginevra, è composta da tre organi: l’assemblea, che comprende tutti gli stati membri (non vi compaiono però gli Stati Uniti, che nel 1920 decisero, con una votazione, di non aderirvi, con un'apparente ritorno al loro isolazionismo; la Germania, che ne farà parte solo dal 1926 al 1935 e l’Unione Sovietica, che entrerà dal 1936); il consiglio, che raccoglie i membri permanenti (potenze alleate e associate principali) e non permanenti; e da ultimo il segretario generale, che poteva far riunire il consiglio. Affinché la pace fosse protetta, si stabilì che se uno dei membri avesse dichiarato guerra, tutti gli altri stati avrebbero interrotto ogni rapporto con lo stato belligerante, e che il consiglio avrebbe potuto prendere provvedimenti anche di carattere militare. Come tutte le altre decisioni, anche quella di esclusione dello stato trasgressore doveva essere presa all’unanimità e poteva portare alla conseguente perdita del diritto di voto.

Un’altra novità introdotta dalla Società delle Nazioni è a livello giuridico: se a seguito del patto dell’Aia del 1899 gli stati dovevano tentare da soli di risolvere le diverse controversie, con la nascita della Società delle Nazioni vennero introdotte le figure del giudice o arbitro, che sarebbe entrato in gioco nel caso in cui i negoziati diplomatici non avessero portato a nessun accordo, dei tribunali arbitrali e dei tribunali arbitrali misti (TAM). Una volta emanata la vertenza, però, gli stati in causa avrebbero comunque dovuto dare il loro consenso: ciò salvaguardia il concetto di sovranità degli stati.

La Società delle Nazioni si vedeva incaricata di preparare un progetto di giustizia internazionale, e non aveva come solo scopo quello di eliminare le società preesistenti, ma anche quello di coordinarle. Fra i campi d’interesse della Società, vi è anche il lavoro: i membri dovevano infatti assicurare e mantenere condizioni di lavoro eque e umane per uomo, donna e bambino; l’organo che se ne occupava era l’Organizzazione internazionale del lavoro. Essa funzionava favorendo l’adozione di numerose convenzioni internazionali relative a questioni che interessavano in modo diretto le condizioni di lavoro. La possibilità che la guerra scoppiasse di nuovo non era ancora del tutto scongiurata: tanti uomini coinvolti nella politica erano ancora disposti a combattere, e dunque ben presto sorsero i primi dubbi sullo spirito di Ginevra e sulla Società delle Nazioni, dato che queste istituzioni avrebbero dovuto eliminare tali inclinazioni alla guerra.

Il 27 agosto 1928 venne perciò emanato un secondo patto, quello di Parigi; simile alla Società delle Nazioni, mirava anch’esso a evitare un secondo conflitto della medesima portata; tra i firmatari troviamo le più grandi potenze dell’epoca, compresi gli USA. La prevenzione della guerra passava anche attraverso la risoluzione delle controversie latenti oltremare. Non venivano però messi in dubbio i domini coloniali, anzi, ne venivano aumentati i territori; inoltre le potenze erano incaricate di civilizzare i territori acquisiti. La Società delle Nazioni dominò le relazioni tra gli stati fra le due Guerre mondiali, ma fallì miseramente, soccombendo all’ascesa dei totalitarismi e alle proprie mancanze, e questo diede il via ad un nuovo conflitto.

Letto 18200 volte Ultima modifica il Venerdì, 05 Giugno 2020 19:16