La Grande Guerra rappresentò un momento molto importante per i popoli sottoposti alla dominazione straniera. Da una parte essa permise alle potenze occidentali di concludere il processo di occupazione coloniale; dall'altra, invece, innescò il "declino dell'Occidente", l'inizio di una presa di coscienza dei popoli colonizzati che avrebbe avuto conseguenze essenziali per la sorte del Novecento. L'età degli imperi Alla fine di quattro secoli di conquista il dominio europeo sul mondo era totale, tranne per gran parte del continente americano, che si era già riorganizzato in vari stati indipendenti. Gli USA presero il posto dei colonizzatori spagnoli e portoghesi con la dottrina Monroe, grazie alla quale dominavano su tutto il continente. Essi continuarono a proteggere il proprio continente dai colonizzatori europei (per esempio francesi e spagnoli, rispettivamente in Messico e a Cuba), ed è proprio in questo momento che si registrarono le prime sconfitte subite dai colonizzatori europei. Gli altri continenti erano saldamente controllati dalle potenze europee, cioè Francia, Spagna, Gran Bretagna (che deteneva il sistema di dominazione più esteso e complesso), Russia, Italia, Olanda, Portogallo, Germania e Belgio. Tre motivi spingevano gli europei a completare e a mantenere la loro conquista del mondo: il primo era politico e di prestigio, ossia la prova di forza e, di conseguenza, il confronto competitivo con le altre potenze; il secondo era di organizzazione spaziale, perché i paesi dominanti potevano inviare militari, politici e contadini nelle loro colonie; e il terzo era economico, perché i conquistatori pagavano pochissimo la manodopera e i prodotti. Il secondo motivo sarebbe divenuto un grosso problema nel decennio a venire, quando i colonizzatori avrebbero dovuto lasciare le colonie: bianchi che erano nati e cresciuti dominando sui neri non avrebbero lasciato la “loro” terra. In alcune colonie gli assediati erano così tanti che ai bianchi non conveniva sterminarli, perché costituivano la manodopera e perché l’economia, senza di loro, non avrebbe potuto funzionare più, mentre in altri casi lo sterminio di tanti ma “inutili” neri agli europei conveniva. L’apartheid sudafricana ha avuto luogo proprio per via di questi futili gesti, in un luogo in cui i bianchi volevano continuare a dominare sulla maggioranza di colore. L'arruolamento delle truppe coloniali Durante la Prima guerra mondiale i vari stati colonizzatori arruolarono truppe dalle loro colonie. Con truppe coloniali si definiscono tutti i combattenti originari d'oltremare, esclusi quelli di origine europea. Le lingue parlate divennero molte, rendendo a volte difficile la comunicazione. Questo può essere considerato anche un vantaggio, poiché favorì l'educazione di molti soldati: all'interno di un esercito ci si doveva esprimere tutti nella stessa lingua, affinché tutti capissero gli ordini, ci si doveva cibare con gli stessi piatti e si dovevano avere le stesse abitudini, e per far sì che tutti fossero d'accordo bisognava insegnare a tutti gli stessi concetti. Il maggior numero di "coloniali" nella Grande Guerra apparteneva alla British Indian Army, nella quale i comandanti erano esclusivamente inglesi e la truppa totalmente indiana. Tutti i ceti dell'India britannica dovettero contribuire in qualche modo, esclusa la casta dei bramini. I sikh e i punjabi musulmani furono quelli che contribuirono maggiormente, formando rispettivamente il 17% e il 18% della forza coloniale. Gli inglesi avevano anche forze provenienti dall'Africa. Oltre ai soldati, c'erano anche i "non-combattenti", ovvero uomini che servivano come portatori, ausiliari. La maggior parte di questi ultimi venne arruolata in Africa Orientale e Sud Africa, per un totale di circa 600.000 uomini. Le truppe indiane prestarono servizio quasi esclusivamente in Medio Oriente, in Mesopotamia e in Palestina; gli inglesi non li impiegarono mai se non sui fronti africani, per conquistare le colonie tedesche. Al contrario la Francia da subito decise di utilizzare le sue forze di colore in Europa, testando severamente gli uomini non abituati al freddo invernale. Furono vari i "cedimenti", ma ci furono episodi di estremo coraggio dimostrato dalle truppe d'oltremare. Un esempio sono la divisione marocchina e la 45esima divisione algerina nella battaglia della Marna, nelle paludi di Saint Gond e sull'Ourq, nel 1914. I "cedimenti" si verificarono non solo fra le truppe francesi, ma anche in quelle inglesi. Molti si mutilarono pur di non combattere, o cedettero al panico sotto fuoco tedesco. Altri si rifiutarono di combattere contro i turchi, poiché essi erano musulmani come molti di loro. I comandi cercavano di rispettare le tradizioni, le religioni, e le feste dei loro soldati e promuovevano l’incontro (sempre sotto sorveglianza) fra persone della stessa provenienza, ma spesso questo non bastava per prevenire l'ammutinamento di molti. Col passare del tempo, le potenze si accorsero di quali fossero i pregi e i difetti di ogni gruppo delle forze coloniali. Alcuni erano più forti in difesa che in attacco, come i magrebini, altri dovevano essere totalmente ritirati dal fronte all'inizio dell'inverno. Col proseguire della guerra, però, si iniziarono a notare anche i primi segnali di stanchezza: i francesi dovevano reclutare molti fucilieri a forza nel loro impero, e questi diventavano sempre più giovani e più impreparati. Sebbene il numero di forze coloniali fosse enorme (607.000 per i francesi, 870.000 soldati e 563.000 non combattenti per gli inglesi), il loro contributo alla guerra non fu decisivo; furono comunque un enorme appoggio soprattutto verso la fine, quando in Europa si attendeva l'arrivo degli americani. Soldati coloniali impegnati in guerra View the embedded image gallery online at: https://www.liceolugano.ch/19142014/index.php/about-us/guerra-e-colonie#sigProId3671108bdc Lo sfruttamento economico Oltre al contributo umano, le colonie dovettero anche fornire diverse derrate alimentari: furono presi cereali, carni e semi dall'Africa settentrionale e dall'Africa nera. Spesso i carichi non arrivavano a destinazione per via dell'insicurezza del mare o venivano all'ultimo destinati ad altri luoghi per priorità. Questo sistema fu un peso enorme sulle popolazioni locali, sottoposte a privazioni e a condizioni di lavoro gravose. In più esse dovettero contribuire anche con varie giornate di solidarietà e prestiti di guerra alla madrepatria. Se nel 1914 erano pochi i territori del mondo non sotto dominio europeo, nel 1919 erano ancora di meno: con la scomparsa dell'Impero ottomano alcune delle terre caddero in mano ai francesi e agli inglesi. I due imperi vennero accusati di aver utilizzato le truppe coloniali come "carne da cannone" dopo la Grande Guerra. Principalmente i colonizzati li accusarono di aver discriminato i soldati d'oltremare: c'erano disuguaglianze nella paga, disparità nel regime delle licenze, e la quasi impossibilità per un soldato delle truppe coloniali di aumentare di grado. Le ribellioni durante la guerra non furono molte; la più importante ed ebbe luogo nell'Africa nera, fu provocata dai reclutamenti forzati tra il 1915 e il 1916 e durò nove mesi. Una nuova coscienza politica? Generalmente la guerra creò una certa solidarietà ambigua tra coloni e colonizzatori. Il fatto di aver combattuto per la madrepatria aveva fatto crescere in molti un senso di appartenenza ad essa, portando a dichiarazioni come "Prima ero negro, adesso sono francese." Ciò non significa che sotterraneamente non fosse cresciuta una coscienza anticoloniale. Non bisogna intenderla come nazionalismo, ma piuttosto come aspirazione a una maggiore dignità e uguaglianza. La Prima guerra mondiale aiutò i soggiogati di tutto il mondo a maturare questa presa di coscienza. Nel 1919 si ebbe a Parigi il celebre congresso panafricano. L'idea era partita dal movimento nero americano e dai suoi sostenitori dell'Africa occidentale di lingua inglese. La maggior parte dei cinquantasette delegati che si unirono dal 19 al 21 febbraio era quindi anglofona, anche se era stato permesso a tutte le colonie e stati africani di mandare delegati. Si voleva ottenere gradualmente la partecipazione degli africani alla gestione delle loro terre, un miglioramento sociale ed economico ed eventualmente garanzie sul possesso della terra. In India e in Egitto ci furono vere e proprie insurrezioni anticolonialiste, allo scopo di ottenere una vera indipendenza. In India si sentirono molto le conseguenze del prelievo di uomini e materie durante la guerra, prelievo che causò una crisi economica e sociale. Al congresso di Versailles i problemi coloniali non furono di prima importanza. Il dibattito più acceso riguardo ai territori extraeuropei durante la conferenza di pace ci fu quando si parlò delle ex colonie tedesche e dei territori dell'impero ottomano.