Nel 2014 ricorre il centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, un avvenimento che nel Novecento ha conosciuto un destino particolare. La Grande Guerra è stata infatti a lungo offuscata dal secondo conflitto mondiale che sembrava aver cristallizzato con la sua ombra tutto il secolo. La caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell’Unione Sovietica hanno invece avuto un ruolo fondamentale nella rivalutazione storiografica della Prima guerra mondiale. Paradossalmente, più ci si è allontanati dalla Grande Guerra, più essa è diventata presente nel mondo contemporaneo. È del 1994 il famoso libro «Age of Extremes - The Short Twentieth Century 1914-1991» dello storico Eric J. Hobsbawm che individua nella Grande Guerra il vero inizio del «Secolo breve» (1914 – 1989). In quest’ottica la Prima guerra mondiale rappresenta una cesura ben più importante della seconda: contrapponendosi al «lungo Ottocento», alle «persistenze dell’Antico Regime» e, persino, a un «lunghissimo Medioevo», la Grande Guerra viene a rappresentare la vera radice della contemporaneità, intesa come il momento in cui «i problemi che sono attuali nel mondo odierno assumono per la prima volta una chiara fisionomia; in cui i mutamenti ci permettono di, o piuttosto ci costringono a, dire di essere entrati in una nuova era» . Lo storico Antonio Gibelli scrive a questo proposito che «la Grande Guerra segna l'avvento della modernità nel senso che la rende manifesta, la offre dispiegata nelle sue valenze di spettacolo terrificante, la fa penetrare nella testa della gente modificando in maniera estesa e durevole la stessa percezione del mondo, le categorie spazio-temporali e i fenomeni sensoriali.» A. GIBELLI, "L’officina della guerra. La Grande Guerra e le trasformazioni del mondo mentale", Torino, Bollati Boringhieri, 1991, p.24 Il primo conflitto globale segna dunque, già nella mente di coloro che la vissero, una cesura netta con il passato, l’inizio di un periodo bellico che durerà tre decenni e che sarà l’evento caratterizzante del XX secolo. L’autonomia della seconda guerra mondiale così sparisce, fagocitata in un periodo ben più lungo e complesso, iniziato proprio nel 1914 e terminato solo nel 1945. La Grande Guerra si svela così nella sua interezza, come il vero periodo di cesura, come l’inizio di una Guerra europea dei Trent’anni. È ancora Hobsbawm che ben esplicita il mutamento epocale cominciato nel 1914: «“I lampioni si stanno spegnendo su tutta l'Europa”, disse Edward Grey, ministro degli Esteri della Gran Bretagna, mentre osservava le luci di Whitehall la notte in cui il suo paese entrò in guerra con la Germania nel 1914. “Nel corso della nostra vita non li vedremo più accesi”. A Vienna il grande scrittore satirico Karl Kraus si preparava a documentare e a denunciare quella guerra in uno straordinario dramma-inchiesta che intitolò “Gli ultimi giorni dell'umanità”. Entrambi videro nella guerra mondiale la fine di un mondo e non furono i soli. Non fu la fine dell'umanità, sebbene ci siano stati momenti nel corso di quei trentun anni di conflitto mondiale, che vanno dalla dichiarazione di guerra alla Serbia da parte dell'Austria il 28 luglio 1914 alla resa senza condizioni del Giappone il 14 agosto 1945 - quattro giorni dopo lo scoppio della prima bomba nucleare -, in cui la fine di una gran parte del genere umano non sembrò lontana. Ci furono momenti nei quali dio o gli dei, che nella credenza degli uomini pii avevano creato il mondo e tutte le creature, avrebbero potuto rimpiangere di averlo fatto. II genere umano è sopravvissuto. Tuttavia il grande edificio della civiltà ottocentesca crollò tra le fiamme della guerra mondiale e i suoi pilastri rovinarono al suolo. Senza la guerra non si capisce il Secolo Breve, un secolo segnato dalle vicende belliche, nel quale la vita e il pensiero sono stati scanditi dalla guerra mondiale, anche quando i cannoni tacevano e le bombe non esplodevano. La sua storia, e più specificatamente la storia della sua età iniziale di crollo e di catastrofe, deve cominciare con i trentun anni di guerra mondiale.» Eric J. HOBSBAWM, "Il secolo breve. 1914-1991 : l’era dei grandi cataclismi", Milano, Rizzoli, 1996, p.34.