Account
Please wait, authorizing ...
×

Attenzione

JUser: :_load: non è stato possibile caricare l'utente con ID: 144

Domenica, 04 Settembre 2011 15:02

Intervista

Scritto da
Vota questo articolo
(0 Voti)

Intervista a Maura Bartoli. Traduzione dal tedesco del testo pubblicato nel 2005 all’interno del libro Lebendiges Philosophieren, Philosophische Praxis im Alltag (transcript Verlag)

Le tue immagini sono casuali, molto è frutto di incontri involontari, si tratta di un tentativo di relativizzare il fissare per iscritto che normalmente accade anche nella comunicazione verbale?

Quello che intendo è proprio sciogliere, liberare qualcosa. Un inizio contro il fissare, quindi un altra direzione rispetto alla fotografia convenzionale, che vuole, cosa impossibile, trattenere l’attimo.

katc363Hans Kudszus una volta ha detto che la metafora è il concetto del poeta cosi’ come il concetto è metafora per il pensatore. Potresti affermare qualcosa di simile tra il modus di operare della tua fotografia e la filosofia?

Si’ ma non si deve pensare ad una graduatoria. In ogni modo trovo appropriato considerare i concetti metafore del pensare, cosi’ viene espressa apertura. Ed è cosi’ che considero il mio” scrivere con la luce”come si puo’ anche tradurre fotografare, se si pensa all’etimologia della parola. Lo scrivere è un processo. Naturalmente l’immagine in quanto tale è qualcosa di fisso. Ma attraverso l’immagine voglio rendere visibile un tratto di scrittura, qualcosa che scorre, movimento. Non c’è nulla di perfetto, di concluso, di finito che verrebbe immediatamente associato a qualcosa di poco vivo, la morte come rovescio di cio’ che è fissato. E’ paradossale: mescolo trattenendo il movimento, le dimensioni. Un testo puo’ diventare dogma per un lettore, una singola immagine puo’ iniziare un romanzo.

Si ritiene che le immagini siano in grado di trattenere qualcosa. Tu pero’ vuoi mostrare qualcosa in statu nascendi, alludendo ad un futuro ancora tutto aperto, sollecitando fantasia e pensiero dell’osservatore, risvegliando qualcosa di latente. Facendo questo hai dei riferimenti filosofici ben precisi?

 Si’ traggo “ispirazione” soprattutto da Merleau-Ponty, tento di realizzare con la fotografia cio’ che egli dice della pittura: "ce qu'on appelle inspiration devrait être pris à la lettre: il y a vraiment inspiration et expiration de l'Être, respiration dans l'Être, action et passion si peu discernables qu'on ne sait plus qui voit et qui est vu, qui peint et qui est peint." (L'oeil et l'esprit) L’ambiguità tra colui che dipinge e cio’ che viene dipinto ed il venire a sè del visibile mediante il processo artistico è cio’ che mi affascina di piu’.

Capisco. Parlare, scrivere significa dare una forma a dei contenuti con il pericolo di ottenere, trattenere solo delle forme. E’ un pericolo che vedi anche nello “scrivere con la luce”?

Credo che scrivendo con la luce restino piu’ spazi liberi, piu’ interspazi, piu’ interstizi. La luce è qualcosa di esteriore e concreto e permette al pensiero di mescolarsi direttamente con la vita; pensiero, sentimento, sensazione ed espressione vengono a mio avviso intessuti piu’ strettamente che tramite le parole. Con le parole ho spesso fatto l’esperienza descritta da Hofmannsthal nella lettera di Lord Chandos “ mi si disgregarono in bocca come funghi ammuffiti” ("sie zerfielen mir im Munde wie modrige Pilze")

Tramite l’apparecchio fotografico un’ immagine in movimento viene congelata ma stranamente l’effetto non è di fissità, o non solo di fissità, ma anche e soprattutto di movimento. E la pratica filosofica non è forse altro che deflemmatizzare e vivificare?L’analogia puo’continuare; entrano in gioco intuizione, momenti, casualità dell’attualità, sicuramente non fredda analisi.

Cio’ che viene scritto con la luce è in qualche modo decifrabile, c’è un suo alfabeto?

Solo l’osservatore puo’ rispondere, immagino che ognuno darebbe una risposta diversa.

Ma a te interessano queste risposte?

Certo, cosi’ come mi interessano gli individui disposti ad entrare in contatto con le immagini; spesso mi relaziono ad una mia tela come un osservatore estraneo.

E’ perché quando fotografi non fai molto, lasciandoti sorprendere da cio’ che accade nell’incontro tra apparecchio e luce; questo momento passivo e casuale ha un metodo? Questo procedimento indiretto è ugualmente momento filosofico di una pratica?

Vivere ha poco a vedere con fare. L’essere continuamente operativi ci ha fortemente alienati sia dal nostro mondo interiore che da quello esteriore; quando per cosi’ dire fotografo senza essere li’ ci sono veramente.

Vuoi tu stessa sparire in modo che accada qualcosa tra gli oggetti ed i riflessi di luce che colpiscono la pellicola?

Sono d’accordo con Merleau-Ponty quando dice che siamo fatti della stessa stoffa delle cose che ci circondano e quindi parte di un’unica “textura”. Quest’esperienza pero’ puo’ essere fatta solo se rinunciamo al nostro ruolo di soggetti."Puisque les choses et mon corps sont faits de la même étoffe, il faut que sa vision se fasse de quelques manière en elles" (L'oeil et l'esprit)

Misticismo?

Direi piuttosto buddismo zen.

Si dice che nell’epoca dell’immagine l’occhio venga sovraeccitato. Vorresti o pensi di essere in grado di dare sollievo agli occhi?

Le mie immagini vorrebbero essere qualcosa come delle pause, come le crepe nei muri, che potrei osservare per ore.

Un’interruzione?

Si’ ma importante è l’apertura, la possibilità, non è necessario che tutto venga di nuovo chiuso a questo tende la filosofia sistematica non la vita.

Vorrei che tu prendessi posizione rispetto all’affermazione “i nostri occhi vedono piu’ con noi di quanto noi vediamo con loro”

Per anni ho pensato alla dichiarazione di Rilke nel suo Aufzeichnungen des Malte Laurids Brigge “Sto imparando a vedere.....”( "Ich lerne sehen. Ja ich fange an. Es geht noch schlecht. Aber ich will meine Zeit ausnutzen...") Il primo passo è sicuramente quello di vedere con tutto il corpo, di “farsi vuoti”, di accettare la realtà per quel che è, senza frapporre filtri, ma qual’è il secondo?

Lasciamo che qui ci sia una pausa, un’interruzione…..La luce scrive come riflesso e questo viene potenziato dallo sguardo che si posa sulla fotografia. Sarebbe troppa interpretazione definire la tua sospensione dell’atto fotografico tradizionale una negazione di una negazione?

Anch’io la vedo cosi. Un’immagine contiene una dialettica del si e del no. Non si riferisce a se stessa ma apre qualcosa di piu’ profondo, un mondo- quello dell’osservatore. Resta nella soggettività, che peraltro ricorda la pratica filosofica.

Mi pare che dietro la casualità nel premere il pulsante della macchina fotografica ci sia anche un’idea sulla relazione tra tempo ed “eternità”….. hai un “messaggio” al quale si possa alludere anche a parole, per coloro i quali non si sentono cosi’ vicini alla fotografia?

Ci provo cosi’: nell’attimo dilatato, nell’attimo non esperito ma realmente vissuto, tempo ed eternità non stanno piu’ in contrasto tra di loro.

Per concludere una domanda tecnica, che importanza hanno i materiali da te scelti (la stampa su tela)?

Preferisco la tela alla carta fotografica, perchè la prima non rifiuta il colore riflettendolo, ma l’assorbe.

Maura, so che dover dare delle risposte non è un compito piacevole. Le risposte possono innalzare delle barriere. E come filosofa so che preferiresti porre delle domande. Grazie per la tua disponibilità e per il fatto di non aver mai corso il pericolo di restare dietro la tua idea di libertà.

Grazie a te Thomas.

 

Intervista di Thomas Gutknecht (presidente della IGPP società internazionale per la pratica filosofica)

Letto 87244 volte Ultima modifica il Domenica, 04 Settembre 2011 17:10

Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Altro in questa categoria: « Digibrasil

IL LICEO CANTONALE DI LUGANO 1

Il Liceo cantonale di Lugano 1 è nato come unico liceo del Canton Ticino nell'anno scolastico 1852-1853.  Nei suoi primi anni di vita il liceo contava dai 20 ai 30 studenti. Attualmente nel Canton Ticino esistono 6 istituti di studi superiori. 
Oggi, il solo Liceo cantonale di Lugano 1 conta 50 classi e più di mille studenti.


Indirizzo

Liceo cantonale di Lugano 1
Viale Carlo Cattaneo 4
6900 Lugano
tel. +4191 815 47 11
www.liceolugano.ch

© 2020 LICEO CANTONALE DI LUGANO 1
VIALE CARLO CATTANEO 4 - 6900 LUGANO